La pratica collaborativa

“Gli alimenti divorzili sono un sistema grazie al quale, quando due persone commettono un errore, una di loro continua a pagare per esso.”

– Peggy Hopkins Joyce

La pratica collaborativa è un metodo di risoluzione alternativa delle controversie familiari nata negli Stati Uniti 25 anni fa dalle idee e dall’esperienza sul campo dell’avvocato Stuart Webb. Il “tavolo collaborativo” è composto da professionisti con una formazione specifica (gli avvocati delle parti, un facilitatore della comunicazione e, in base alla specificità dei singoli casi, un specialista dei minori e un esperto finanziario) che collaborano  con le parti e tra di loro adottando un modello di negoziazione basato sugli interessi e non sulle pretese, rispettando tre principi:

  1. trasparenza (tutte le informazioni rilevanti sono condivise);
  2. riservatezza (l’analisi della situazione è condotta in modo protetto e tutelato);
  3. buona fede (nessuno cela dati o fornisce informazioni fuorvianti).

Le percentuali di fallimento sono molto basse. La coppia viene aiutata a ricostruire il rapporto, mantenendo intatta la loro genitorialità, laddove siano presenti figli.

A differenza di molte altre metodologie, la Pratica Collaborativa è nata attraverso un processo “bottom-up” ovvero dall’esigenza, sentita da alcuni avvocati, di essere maggiormente efficaci e di aiuto, in quanto consapevoli delle difficoltà di ottenere un risultato adeguato sia per la situazione sia per il cliente, tendendo conto del fatto che la sfida è quella di trovare una soluzione che perduri nel tempo e che permetta alla famiglia di prendere nuova forma e la vittoria non consiste mai, in questi casi, nel prevalere in una battaglia legale.

www.praticacollaborativa.it